Clima: cosa è stato deciso durante la COP26

La COP26 (conferenza delle Nazioni Unite sul clima) di Glasgow è giunta al termine nella serata di sabato 13 novembre.

Anche questa volta sono stati presentati importanti temi negoziali di cui discutere.

Novità dalla COP26

Sui media ha tenuto banco soprattutto la questione legata al carbone, dove l’India (di Cina e Australia) negli ultimi minuti è riuscita a far sostituire nel “Patto per il clima di Glasgow” la parola “fine” (phase out) a “progressiva riduzione” (phase down) – e lo stesso discorso vale per i sussidi ai combustibili fossili.
Nel testo però si segnalano alcuni passaggi importanti, come l’inserimento di una riduzione del 45% delle emissioni di CO2 entro il 2030 (rispetto al 2010). Uno step che potrebbe aiutare nel mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5°C (limite invalicabile consigliato dalla comunità scientifica per evitare i più gravi disastri della crisi climatica).

Sono decine i testi approvati durante il summit. Sul tavolo negoziale, infatti, erano presenti una quantità enorme di argomenti spinosi, che tutte le Nazioni avevano tralasciato da tempo. Vediamo, in breve, cosa è stato stabilito.

I temi e i provvedimenti

A Glasgow si è stabilito che, a partire dal 2025, i Paesi avranno impegni comuni di riduzione delle emissioni su un periodo di 10 anni, in modo da essere anche confrontabili tra loro. Però, non tutti erano d’accordo, per questo è reso possibile presentare i propri impegni anche dal 2030.

Finanza climatica – Da Glasgow si esce senza nulla di chiaro in merito, nonostante la decisione di destinare 100 miliardi di dollari ogni anno ai Paesi in via di sviluppo con il Green climate fund. A quale scopo? Per aiutarli proprio a progredire grazie a tecnologie a basso impatto climatico. La discussione è stata ancora rinviata a vertici ad hoc che si dovranno tenere tra il 2022 e il 2024 attraverso quattro riunioni annuali.

Loss and damage – Si tratta di un tema connesso a quello della finanza climatica. In pratica i Paesi che sono meno colpevoli del riscaldamento globale hanno bisogno di un aiuto finanziario da quelli industrializzati per far fronte ai disastri della crisi climatica (tema caro alle piccole isole che rischiano letteralmente di scomparire). Anche qui, Glasgow ha solo prolungato i tempi della discussione.

Adattamento – Sono stati raddoppiati i fondi internazionali per una misura che i Paesi vulnerabili ritengono fondamentale. Attraverso un programma dedicato, infatti, sarà monitorata l’implementazione delle attività di adattamento nei diversi Paesi.

Trasparenza – Durante la COP26, un nuovo metodo di reportistica è nato per fare in modo che i Paesi utilizzino le stesse metriche per rendicontare le proprie emissioni gas serra. Si parte dal 2024 e nessun Paese potrà omettere dei dati. Avrà solo la possibilità di fornire spiegazioni nel caso non fosse pronto a trasmettere determinati parametri.

Il carbonio

Mercato del carbonio – In questa COP26 le parti hanno discusso di come inserire i diritti umani all’interno dei meccanismi di mercato. Inoltre, si è parlato di come affrontare il problema del “doppio conteggio”, in base al quale la riduzione delle emissioni è conteggiata sia dal Paese che ha acquistato il credito, sia dal Paese in cui è avvenuta l’effettiva riduzione delle emissioni.

Gli accordi della Cop26

Accordo tra Cina e Usa – Entrambe le Parti (due dei Paesi che emettono più gas serra al mondo) riconoscono che c’è un divario tra fatti e parole. Cina e Usa intendono cooperare nei prossimi mesi attraverso l’istituzione di un tavolo congiunto per il rispetto dell’Accordo di Parigi. Nel documento si legge che i due Paesi coopereranno per “massimizzare i benefici sociali della transizione verso l’energia pulita”. Ma anche su “politiche per incoraggiare la decarbonizzazione” su “aree legate all’economia circolare”, per implementare nuove tecnologie di stoccaggio della CO2. Inoltre le due Nazioni puntano a mitigare gli effetti sul riscaldamento globale da parte delle fuoriuscite di metano.

Global Methane Pledge – Firmato da oltre 100 Paesi, si tratta di un impegno volto a ridurre collettivamente le emissioni globali di metano del 30% entro il 2030. Lanciato da Stati uniti e Unione europea, il documento è stato firmato anche dall’Italia.

Dichiarazione di Glasgow sulle foreste – Oltre 140 Paesi, che rappresentano l’85% delle foreste nel mondo, hanno firmato questo impegno che mira a invertire il trend negativo della deforestazione entro il 2030. I Paesi intendono mettere a disposizione 16,5 miliardi di euro (10 miliardi pubblici) per raggiungere l’obiettivo. Il documento ha le firme dell’Ue, degli Usa, della Cina e del Brasile.

Boga – Fine dell’era dei combustili fossili

Durante la COP26 si è parlato di Beyond oil and gas alliance , uno dei più significativi annunci che sono arrivati da Glasgow. La coalizione intende elevare l’ambizione per procedere all’eliminazione di petrolio e gas dal mix energetico dei Paesi. L’iniziativa, presieduta da Danimarca e Costa Rica, è stata sottoscritta al momento solo da 11 Parti (non solo Nazioni, è presente per esempio anche la California). È possibile prendere parte come:

  • Core member”, dove ci si impegna a non elagire più concessioni per le attività di produzione ed esplorazione di petrolio e gas;
  • Associate member”, per impegnarsi a tagliare i sussidi rivolti a gas e petrolio (sia all’estero sia sul territorio nazionale);
  • Friend”, al fine di allineare l’uso di gas e petrolio per rispettare l’Accordo di Parigi.

L’Italia è presente nella lista dei firmatari. Al momento, però, è l’unica Nazione ad aver aderito alla modalità “Friend”, quella con il livello di ambizione più basso.

Infine, è da sottolineare il fatto che Cop 26 è stata la Conferenza sul clima più politica dai tempi di Parigi. Glasgow ha inaugurato una nuova era del multilateralismo, soprattutto se facciamo riferimento al ruolo degli Stati uniti che sotto la precedente amministrazione erano usciti dal Paris agreement.

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