Prodotti bio o non bio? Questo è il dilemma.

I prodotti bio contengono zero o pochissime sostanze nocive e pesticidi, è vero, ma anche quelli convenzionali sono sempre ai limiti permessi dalla legge. La qualità nutrizionale? Identica nei due gruppi. Scopriamo insieme i risultati dell’inchiesta svolta da Altro Consumo.

Cos’è l’agricoltura biologica?

L’agricoltura biologica è un metodo agricolo volto a produrre alimenti con sostanze e processi naturali. Ciò significa che tende ad avere un impatto ambientale limitato, in quanto incoraggia ad usare l’energia e le risorse naturali in modo responsabile e a mantenere la biodiversità e gli equilibri ecologici. Inoltre, è in grado di migliorare la fertilità del suolo e a mantenere la qualità delle acque.

Inoltre, le norme in materia di agricoltura biologica favoriscono il benessere degli animali e impongono agli agricoltori di soddisfare le specifiche esigenze comportamentali degli animali.

I regolamenti dell’Unione europea sull’agricoltura biologica sono concepiti per fornire una struttura chiara per la produzione di prodotti biologici in tutta l’UE. L’intento è soddisfare la domanda di prodotti biologici affidabili da parte dei consumatori, creando al contempo un mercato equo per i produttori, i distributori e i rivenditori.

Questo è tutto ciò che riporta il sito ufficiale dell’Unione Europea, nella sezione ‘agricoltura biologica’.

Bio non bio?

Molte persone credono che i prodotti biologici abbiano una qualità maggiore rispetto a quelli convenzionali. Ma è davvero sempre così? Sono stati effettuati moltissimi studi in questo campo e alcuni dimostrano un numero superiore di nutrienti nei vegetali biologici, altri meno. Chiaro è, però, che i prodotti bio hanno magari viaggiato o sono stati per giorni nei frigoriferi, prima di giungere nei supermercati o sulle tavole dei consumatori. Le variabili sono davvero molte. Bisogna, innanzitutto, chiedersi se il prodotto che abbiamo di fronte valga davvero la pena. Difatti, in media, i prodotti bio hanno un costo superiore del 60% rispetto ai ‘classici’ prodotti.

Vediamo insieme alcuni dati dell’inchiesta di Altro Consumo.

Alcune considerazioni

Nutrienti alla pari

Dalle analisi sulla qualità nutrizionale non emergono importanti differenze tra prodotti bio e non bio. Tra i prodotti analizzati: le fragole. Quelle bio contenevano maggior vitamina C, mentre quelle convenzionali una maggiore quantità di sali minerali.

Per quanto riguarda i pomodori, invece, erano i campioni convenzionali ad avere una quantità maggiore di nutrienti benefici.

Da questa prima analisi è stato possibile affermare che ad influenzare la quantità dei nutrienti non è la coltivazione ma piuttosto le caratteristiche genetiche della pianta, il tipo di suolo e il tipo di clima in cui è cresciuta.

Nella sezione pesticidi vince il bio

Successivamente, nei pomodori sono state rilevate più tracce di pesticidi nei classici prodotti convenzionali (Conad, Cortilia ed Esselunga, in ordine di numero decrescente di pesticidi). I residui, però, erano però sempre al disotto della soglia stabilita dalla legge. In sostanza, quantità tali da non destare preoccupazione. Le fragole biologiche, al contrario, erano quasi sempre senza residui. Tra gli otto pomodori convenzionali, solo uno è stato trovato privo di pesticidi (Frutteto de Cillis). In tutti gli altri, sono state trovate quantità di pesticidi entro i limiti di legge.

La tutela dell’ambiente

Il metodo biologico non è privo di criticità in questo ambito. Ad esempio, la coltivazione bio ha una resa decisamente inferiore a quella convenzionale. Bisognerebbe incentivare l’agricoltura di precisione, cioè tutte quelle pratiche che riducono lo spreco.

Variabili e conclusioni

Se il bio non è così risolutivo, come fa il consumatore a scegliere? Secondo Luca Sebastiani, direttore dell’Istituto di Scienze della vita della Scuola Superiore di Sant’Anna di Pisa e professore di arboricoltura, “il concetto di sostenibilità è molto ampio”. Secondo l’esperto, ogni prodotto dovrebbe essere dotato di etichetta informativa sulla sostenibilità. E poi aggiunge: “la sostenibilità dipende anche dal consumatore. Egli deve imparare a non sprecare, a non acquistare quantità sproporzionate di alimenti e a prediligere prodotti locali e di stagione”.

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