Egagropile, piccoli spazzini dell’ecosistema marino

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Scopriamo le Egagropile, capaci di catturare e rimuovere milioni di particelle di plastica

Comunemente chiamate Palle di Nettuno di Posidonia, le Egagropile sono i residui fibrosi prodotti dalla Posidonia Oceanica, che svolge un importante ruolo ecologico nell’ambiente marino. Queste fibre sono in grado di catturare e rimuovere milioni di particelle di plastica presenti nel mare.

Ancora la Natura si mette in moto per porre rimedio ai danni causati dagli uomini. Infatti uno studio condotto dall’Università di Barcellona ha scoperto che le Egagropole hanno un ruolo di veri e propri spazzini. Lo studio condotto, infatti conferma che durante la formazione, questi “gomitoli” riescano ad inglobare plastiche e microfibre giacenti nei fondali marini.

Le palline pelose che troviamo, spesso in abbondanza, nelle nostre spiagge, nascono dalla disgregazione dei rizomi e delle foglie della Posidonia Oceanica. Questa, al movimento delle onde, consente ai frammenti di aggregarsi e di assumere una forma quasi sferica.

L’indagine su Scientific Reports

Secondo gli scienziati spagnoli, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports, le Egagropile hanno un importante ruolo ecologico nell’ambiente marino. Essendo appunto in grado di rimuovere le materie plastiche presenti in mare.

La quantità di plastica presente all’interno delle Egagropile è elevata. In alcune spiagge è stato possibile riscontrare che almeno il 52% delle palline pelose contenesse frammenti di plastica.

La ricerca descrive per la prima volta il ruolo eccezionale della Posidonia come filtro e trappola per la plastica nelle zone costiere. Ed è anche pioniere nella descrizione di un meccanismo naturale per prelevare e rimuovere questi materiali dal mare. Il merito è soprattutto delle cosiddette Palle di Nettuno che raccolgono i rifiuti in acqua, per poi riportarli sulle spiagge.

Come lavorano le Egagropile

Le Palle di Nettuno vengono espulse dalle praterie durante i periodi di onde forti e una buona parte finisce nelle spiagge. Gli studi condotti fanno pensare che le plastiche siano, in realtà, intrappolate all’interno delle praterie di Posidonia. In questo modo gli agglomerati di fibra riescono ad inglobarle per poi riportarle in superficie.

Gli autori dello studio, guidati dalla dottoressa Anna Sànchez-Vidal, del gruppo di ricerca sulle geoscienze marine della Facoltà di Scienze della Terra dell’Università di Barcellona, hanno stimato che solo nel Mar Mediterraneo sono capaci di raccogliere quasi 900 milioni di oggetti di plastica.

Lo studio si aggiunge alla lunga lista di servizi forniti da tali piante, a favore degli ecosistemi oceanici e degli esseri umani che vivono sulla costa. Esse svolgono un ruolo fondamentale nel migliorare la qualità dell’acqua, assorbono CO2 ed emettono ossigeno. E sono un vivaio naturale e rifugio per centinaia di specie di pesci.

Nel 2018 e nel 2019, gli autori dello studio hanno contato il numero di particelle di plastica trovate nelle Egagropile constatando la presenza di quasi 1.500 pezzi di plastica per chilogrammo in queste sfere. Di che plastica si trattava? Soprattutto di PET.

Posidonia Oceanica e Egagropile, un bene da proteggere

La Posidonia Oceanica costituisce fitte praterie che a loro volta creano un habitat di grande valore ecologico. Forniscono cibo, riparo e tane adatte alla riproduzione degli animali marini.

Ancora non è possibile conoscere l’entità di questa esportazione di plastica verso la terra. Tuttavia, le prime stime rivelano che le Palle di Nettuno di Posidonia potrebbero arrivare a raccogliere fino a 867 milioni di plastiche l’anno.

Un motivo in più per proteggere queste grandi praterie, così importanti quanto vulnerabili.

Per saperne di più, visita il link:

https://www.nature.com/articles/s41598-020-79370-3

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